Il Teatro Caboto di Milano, situato nei paraggi di via Washington e inserito nella chiesa locale, come diverse realtà cittadine minori ha una direzione artistica piuttosto libera e un gruppo di attori, registi e sceneggiatori giovani ed entusiasti. Al punto da aver iniziato la stagione con un certo anticipo presentando il 17 settembre una divertente commedia di Eugène Labiche, drammaturgo francese vissuto in pieno Ottocento ed esponente del genere 'vaudeville', eletto membro dell' Acadédie Française nel 1880. Titolo dell'opera, rimasta in scena fino al 28 settembre, Il più felice dei tre. Il regista Gianluca Frigerio ha diretto otto attori della Compagnia Stabile del Teatro Caboto in un susseguirsi di scenette comiche e sempre al limite dell'assurdo, adattando il lungo testo originale in un atto unico, seguito da un secondo atto in cui è stato ripreso un testo diverso ma perfettamente combaciante all'altro. Il pubblico ha sempre gradito e riso allegramente.
Così, da mercoledì 1 e fino al 12 ottobre, raccomandiamo vivamente di vedere La cantatrice calva, di Eugène Ionesco, testo diretto da Sergio Masieri e che vede stavolta il giovane Gianluca Frigerio nel ruolo di protagonista come signor Smith. Ionesco, scrittore e drammaturgo francese di origini rumene pare fosse rimasto allibito dal testo di un libretto che gli doveva insegnare l'inglese dal francese. Le incredibili e banali osservazioni di un certo Mister Smith si sono trasformate in dialoghi surreali proprio nel suo primo lavoro. La cantatrice calva, folle opera teatrale messa in scena a Parigi nel 1950, divenne immediatamente oggetto di discussione sulla visione onirica di una realtà dal linguaggio ai limiti della parodia. E' nato così il teatro dell'assurdo e nel Quartiere Latino di Parigi tutti adoravano Ionesco oppure lo detestavano ferocemente. Morì nel 1994, dopo aver vissuto la primavera di Praga, la guerra del Vietnam, gli attentati mortali delle Olimpiadi di Monaco e, dovendo definire la condizione dell'umanità e il mondo in cui viveva, riusciva a usare un solo aggettivo: 'assurdi'.
Dal 15 al 31 ottobre, il Teatro Caboto metterà in scena un altro grandioso testo di allegra follia, importanza di chiamarsi Ernesto, celebre testo di Oscar Wilde diretto dal bravo Gianluca Frigerio con scenografie di Katia Giammarino. Ma ne riparleremo.
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